Franco Wanderlingh l’uomo,
Franco Wanderlingh lo studioso,
Franco Wanderlingh il professore.
Si potrebbero raccontare tre storie, per ognuna delle quali declinare un profilo, stagliato su definite coordinate, quelle dell’Italia dagli anni quaranta, al dopoguerra faticoso, ai vorticosi e visionari anni sessanta, ai militanti anni settanta, al successivo ventennio di grandi metamorfosi che furono gli anni ottanta e novanta, sino al nuovo millennio, un mondo nuovo da cui, lentamente Franco Wanderlingh prende le distanze, congedandosi in modo stravagante, non convenzionale, come non conforme è stata tutta la sua vita. In effetti, a ripercorrerla tutta la vita del prof. Franco, ci si accorge che, in verità, i tre ritratti si fanno uno, perché mai, a memoria, possiamo dichiarare che l’uomo prese il sopravvento sul professore o questo sul ricercatore o viceversa.
Wanderlingh appartiene a quella genia di persone per Ie quali non esiste confine tra le dimensioni, per le quali la vita è ricerca e la ricerca è vita. Razza estinta questa che quanti ebbero la ventura di conoscere, di certo, rimpiangono. All’acume dello scienziato, in Franco Wanderlingh si è sempre unita la voracità del vivere, come dire, insomma, che tutta la sua vita fu un laboratorio, continuamente in attività, sorretto da quella innata curiositas intellettuale che lo indusse sempre alla esplorazione, alla discesa, quasi una catabasi, nei meandri della conoscenza, nei meandri della vita, vissuta intensamente, sempre come un viaggio, con lo stupore negli occhi, che spesso si poteva cogliere, con un vezzo a volte di infantile innocenza, con quel tratto disarmante proprio del giocatore, che rischia e si diverte.
Ed in effetti Franco Wanderlingh si è sempre divertito ad auscultare le voci del mondo, i suoni, a interpretarne i colori, restituiti poi nelle sue tele, omaggio a distanza alla sua antica famiglia, di artisti, studiosi, scapestrati esoteristi, per metà pragmatici nord europei, per metà partenopei spiriti meridiani. Doppia natura, centauresca, che ha consentito ai Wanderlingh di Sicilia, Franco e la sorella Maria, pur nelle differenze profonde, di esperire un comune modo di stare al mondo, una continua esperienza del confine, quell’esserci e non esserci, darsi e ritrarsi, che si coglieva spesso e che, spesso, rendeva ostica la comunicazione. Come quando, in hotel, passi davanti alla porta di una stanza e trovi il cartello “non disturbare”. Salvo poi lasciarti stupire, poco dopo, nel ritrovare il professore a scherzare goliardicamente con colleghi e alunni, nei cortili e nei laboratori dell’Università, nel vederlo sfrecciare sul suo duetto rosso, come il Nuvolari di un fumetto, o ancora nel cogliere un suo gesto di antica gentilezza nel carezzare uno dei suoi splendidi gatti, nature libere da lui profondamente amate.
Amò la libertà il prof. Wanderlingh, sopra ogni cosa, a dispetto di tutto, dotato anch’egli di quella grazia felina che lo faceva passare tra le cose, lasciando il segno, per poi scomparire geloso del suo inattingibile mondo che amava scomporre e ricomporre, sempre a suo piacimento. E il segno lo ha lasciato, il Professore, in quanti lo hanno amato, da alunni e colleghi, ed ha lasciato il segno anche in chi lo ha amato di meno, pochi, tanti, non importa. Certo che quanti ne hanno compreso la unicità, ricorderanno sempre una prima lezione con lui, quando svelava, donandosi, conoscenze che aprivano mondi, in una università che era ancora Scuola, nella accezione più alta, come luogo della formazione, e nel senso etimologico di “tempo libero” luogo dove libere menti si incontrano per scambiarsi liberi pensieri. E il prof. Wanderlingh in quel luogo stava benissimo, in verità, a ben pensare, ci sta ancora, nelle aule, nei corridoi, tra le pagine dei libri, nei ricordi degli alunni ora diventati docenti, nelle parole di quanti ancora parlano di lui. Si dice, anzi, che di tanto in tanto lo si veda aggirare, come un’ombra, tra i corridoi, tra i banchi, col suo largo mantello e con un insolito colbacco, e lo si senta sorridere, come spesso faceva, come solo lui sapeva fare, del mondo e, forse, anche un po’ di se stesso.
Fulvia Toscano
Franco Wanderlingh è nato a Messina l’undici Novembre 1932 e come tanti nati in quel periodo ha visto la sua adolescenza segnata dagli eventi bellici. Questo ha probabilmente contribuito allo sviluppo del suo senso pratico e alla sua grande capacità di “arrangiarsi” ed ottenere il massimo anche in condizioni di scarse risorse.
Prima di dedicarsi’ allo studio della fisica si è occupato di svariate attività tra le quali assistente alle scenografie e giornalismo.
A metà degli anni 50 si iscrive alla Facoltà di “Fisica Pura” dell’Ateneo di Messina, allievo dei proff. V. Polara e G. Lampariello. Si è poi laureato nel 1960 col prof. Daniele Sette, con una tesi sull’uso della cavitazione ultrasonica nell’acqua come mezzo di rivelazione dei raggi cosmici.
Negli anni universitari incontra Chiara, la sua futura moglie, studentessa di matematica, che essendo già promessa sposa nel suo paese (Matera) lo costringe alla classica fuitina per risolvere la contesa. Dopo essersi maritato ed avuto un primo figlio si trasferisce a Roma nel 1960, come allievo del professore Sette, prima come Ricercatore presso l’Istituto di Ultracustica “Orso Mario Corbino” e successivamente dal 1963 come Assistente ordinario presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università la Sapienza di Roma, occupandosi dei processi di nucleazione acustica.
In quel periodo nasce una delle sue passioni, la vela, adattando ad un canotto gonfiabile un piccolo albero a vela ed una deriva mobile. Questa passione lo ha poi accompagnato per lungo tempo portandolo a girovagare nel basso Tirreno con imbarcazioni più adeguate ma sempre particolarmente “personalizzate”. Nel 1969 ottiene la Libera Docenza in Fisica Generale e nello stesso anno viene trasferito all’Università di Messina per ricoprire un posto di Assistente alla cattedra di Fisica dello Stato Solido, su invito del prof. Mario Tosi allora direttore dell’Istituto di Fisica, “… allo scopo di incrementare le attività di ricerca sperimentale in Struttura della Materia”.
Tornato nella sede di origine con una famiglia di oramai quattro figli, si occupa del comportamento della viscosità in prossimità dei punti critici, argomento già al tempo molto dibattuto, provvedendo a progettare e realizzare buona parte della strumentazione necessaria.
Chi ha partecipato a quelle ricerche ricorda estenuanti e torride misure aspettando temperature di transizione particolarmente alte, che si prolungavano fino all’alba negli scantinati dell’allora Istituto di Fisica, col supporto della moglie di turno che provvedeva al vitto. In quegli anni si cominciava inoltre ad utilizzare il laser, una tecnologia agli esordi, per misure di spettroscopia ottica. Le sue competenze di ultra-acustica, applicate allo studio della materia amorfa, danno invece luogo ad una ulteriore linea di ricerca che a tutt’oggi perdura nel Dipartimento di Fisica.
A riconoscimento di queste attività nel 1971 è stato insignito del premio “Sicilia” per la Fisica. E nel 1976 ha vinto il concorso a professore ordinario ed è stato chiamato a ricoprire la Cattedra di Fisica Generale I e successivamente dal 1993 quella di Fisica Superiore. Negli anni 70-80 lo studio delle proprietà collettive nei solidi e nei liquidi ebbe un ruolo molto importante nella Fisica della Materia in Italia ed il gruppo di Messina guidato da Wanderlingh aveva continui contatti e scambi con diversi gruppi di ricerca italiani e vantava una posizione di grande rilievo internazionale.
L’efficacia di quel giovane gruppo di ricerca, guidata dal carisma del prof. Wan- derlingh, era anche dovuta ad una forte coesione e amicizia tra i partecipanti, sia ricercatori che tecnici, accomunati da grande stima e rispetto nei suoi confronti. Questa stima e amicizia non era solo formale ma si estendeva al di là delle pareti dei laboratori. Lui stesso era artefice di “schiticchiate” tra amici, veleggiate tra le isole Eolie, e sopratutto indimenticabili feste in maschera a tema, nelle quali ricorrendo alle sue competenze teatrali riusciva ad allestire suggestive scenografie nel salone di casa, giocando ad essere un istrionico anfitrione.
Nell’ambito della ricerca esplora le proprietà strutturali di liquidi molecolari e asso- ciati, delle soluzioni elettrolitiche dell’acqua sotto-raffreddata e dei sistemi disordinati in generale, principalmente con tecniche di spettroscopia vibrazionale, fornendo con- tributi riconosciuti a livello internazionale. Un intero capitolo del libro di Hertz, HG, F. Franks (Ed), Water A comprehensive treatise, Vol 3, (Plenum Press, New York, 1973) è stato dedicato ai risultati ottenuti a Messina. Per la prima volta la comunità scientifica iniziava a parlare di comportamenti visco-elastici e strutture transitorie. Le proprietà di trasporto non venivano più descritte in termini di particella singola, ma iniziavano nuovi approcci in termini di stati collettivi del sistema.
Negli anni 70 è stato anche uno dei fondatori e per molti anni Coordinatore Nazio- nale del Settore Proprietà Collettive del Gruppo Nazionale di Struttura della Materia del CNR di cui ancora si ricordano a livello Nazionale ed internazionale gli stimolanti Convegni Scientifici. Dietro questo grande riconoscimento dell’attività della gruppo di Messina c’era il duro lavoro di giovani studenti e ricercatori guidati dal prof. Wanderlingh, che sopperiva alla scarsità di risorse disponibili costruendosi in parte la strumentazione necessaria ed impegnandosi al massimo delle loro capacità.
Nel 1980, con una geniale intuizione e grazie alla elevata considerazione scientifica in cui era tenuto a livello nazionale, ha fondato l’Istituto di Tecniche Spettroscopiche del CNR di Messina ora diventato Istituto per i Processi Chimico Fisici del CNR, che ha diretto fino al 1990. Tale Istituto rappresenta attualmente una splendida realtà nel panorama scientifico/culturale della città di Messina.
In quegli stessi anni estende il suo interesse alle soluzioni di macromolecole ed alla materia biologica, affascinato dal problema della coesistenza tra ordine e disordine e dal possibile ruolo giocato dalle proprietà collettive nelle funzioni biologiche. Di questa tematica continua ad occuparsene con grande energia fino quasi al 2000, utilizzando non solo tecniche di spettroscopia ottica ma anche di diffrazione e scattering di neutroni muovendosi agevolmente in proficue collaborazioni internazionali. Anche questo suo interesse ha “ovviamente” dato luogo ad un filone di ricerca tuttora molto attivo presso il Dipartimento di Fisica di Messina.
In quel periodo la sua attrazione per il mare lo porta ad innamorarsi della selvaggia isola di Filicudi, dove acquista una casa in cui passa buona parte del tempo libero dedicandosi alla pittura, un’altra sua passione ereditata dal padre. Era inevitabile che anche la casa di Filicudi diventasse un ritrovo di amici vecchi e nuovi ed un punto di incontro tra la sua generazione e l’irrequieta gioventù di quegli anni, di passaggio su quell’isola in cerca di spazi incontaminati.
Nel 1985 è stato nominato direttore dell’Istituto di Fisica e dal 1989 al 1995 ha assunto l’incarico di Direttore del Dipartimento di Fisica. È stato anche Presidente del Consiglio del Corso di Laurea in Fisica e docente del Dottorato di Ricerca. Per tutto il periodo di servizio nell’ateneo di Messina ha ininterrottamente tenuto insegnamenti fondamentali nel corso di Fisica e in altri Corsi di Laurea della Facoltà di Scienze.
L’energia riversata nell’impegno didattico non era minore di quella versata nella ricerca. Aveva la capacità di trasmettere con rigorosa chiarezza i contenuti dei corsi, e durante le lezioni si aveva la netta sensazione di condividere la sua lucida visione dell’argomento. A supporto dei corsi insegnati ha scritto una decina di testi di Fisica, che sono stati un riferimento fondamentale per generazioni di fisici messinesi ed alcuni di questi ancora oggi “girano” in formato digitale tra le mani degli studenti.
Negli ultimi anni della sua carriera abbandona le attività sperimentali lasciando che altri proseguano nelle direzioni tracciate e rivolge il suo interesse alle problematiche della didattica della Fisica e all’epistemologia delle scienze esatte. In tal senso stabilisce un lungo sodalizio con la prof. Matilde Vicentini continuando a diffondere le proprie riflessioni in diversi articoli e conferenze dedicate all’insegnamento nelle scuole primarie e secondarie. È proprio da questi suoi interessi che nasce questo libro in cui compendia la sua visione ‘critica’ della Fisica.
L’ultimo periodo della sua vita lo trascorre in tranquillità, in compagnia della moglie, in una casa appena fuori città ma molto vicina alla sua Università, dedicandosi alla scrittura ed alla pittura esplo- rando anche l’arte della incisione su lastra di cui un esempio è riportato in copertina. Anche in questo periodo non mancano le occasioni di convivialità e per diverso tempo in occasione della notte di San Giovanni, dava una festa in cui si divertiva, da abile conoscitore dell’animo umano, a divinare la sorte tramite i Tarocchi e a rievocare l’usanza di predire il futuro dalle forme assunte dal piombo fuso gettato in un catino colmo di acqua.
Ulderico Wanderlingh