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LUCIO CARACCIOLO DIRETTORE DI LIMES:” PIU’ EUROPA PER SUPERARE LA CRISI ”

Comunicato N° 300 del 19 Dicembre 2012

Tema di grande attualità ed importanza quello che è stato trattato oggi, nell’Aula Magna dell’Università di Messina, dal prof. Lucio Caracciolo, direttore della nota rivista di geopolitica “Limes”: “Nord e Sud d’Europa, l’euro, la globalizzazione”, argomenti che riempiono ogni giorno le prime pagine dei grandi giornali italiani e dei netwoork televisivi più seguiti dall’opinione pubblica.

Ha introdotto i lavori della tavola rotonda il Rettore dell’Università di Messina, prof. Francesco Tomasello, che ha ricordato la differenza tra la cultura mediterranea e  quella Nord-Europea, spiegando che le critiche di eccessiva flessibilità rivolte alla prima non sono condivisibili perchè non costituiscono affatto una limitazione, quando invece flessibilità significa capacità di sapersi adattare alle svariate situazioni critiche che si deve cercare di risolvere. Il prof. Tomasello ha evidenziato, poi, che l’idea europeista è nata proprio a Messina nel 1955, quando la città dello Stretto ospitò la Conferenza dei ministri degli esteri dei sei stati membri della CECA (Italia, Olanda, Francia, Lussemburgo, Belgio, Repubblica Federale Tedesca) guidati dal Gaetano Martino, già Rettore dell’Ateneo peloritano e successivamente dell’Università di Roma “La Sapienza”.

Lucio Caracciolo (nato a Roma nel 1954, giornalista e docente italiano, laureato in filosofia all’Università La Sapienza di Roma, dirige la rivista italiana di geopolitica Limes che ha fondato nel 1993 e la Eurasian Review of Geopolitics Heartland nata nel 2000) ha iniziato la sua relazione con una affermazione che è anche una constatazione pessimistica:”Quando si faranno i conti finali di questa crisi economico-finanziaria ci scopriremo tutti meno europei”. Ha ricordato che la parola “Mediterraneo” per indicare l’area più in sofferenza dell’Eurozona in contrapposizione con Nord-Europa sta assumendo in questi ultimi tempi un connotato assolutamente negativo, il che significa distruggere quel poco di Europa che faticosamente si è riusciti a costruire; ed ha riportato le lancette dell’orologio indietro alla fine della seconda guerra mondiale, ricordando il periodo della “guerra fredda” e delle grandi pressioni degli Usa per la costruzione di un’Europa post-bellica baluardo contro il comunismo e la politica espansionistica dell’Unione Sovietica, gli aiuti americani grazie al Piano Marshall, l’accordo per il patto Atlantico, la volontà della Francia (Robert Schuman) di conservare la divisione della Germania. “Alla fine della guerra fredda – ha sottolineato Caracciolo – l’Europa si è trovata impreparata al progetto di dare vita ad un sistema  economico-politico unito, trovandosi di fronte una Germania  più forte degli altri partners europei dopo la caduta del muro di Berlino, grazie ad una moneta forte, il marco tedesco, di fatto moneta unica europea”. Anche di fronte all’attuale crisi, originata dal sistema finanziario privato americano, l’Europa si è fatta trovare impreparata, cosicchè l’unica “ricetta” adottata, l’euro,  si trova in una situazione ambivalente, perchè chi l’ha adottato vorrebbe rinunciarvi, mentre chi non ce l’ha lotta per averlo. Avviandosi alla conclusione del suo intervento, il direttore di Limes ha  valutato le conseguenze che la crisi avrà sulla geopolitica europea, osservando che in alcune zone dell’Europa si vanno accentuando i movimenti autonomisti (Spagna, Italia), che il baricentro economico si sposta inesorabilmente verso aree lontane (Cina, Usa), che l’identità europea fatica ancora ad affermarsi, che gli stati nazionali sono sempre più delegittimati. L’Italia, secondo Caracciolo, dovrebbe prendere maggiore coscienza del suo ruolo strategico sui destini dell’Europa, perché un suo eventuale “default” provocherebbe conseguente devastanti non solo nell’Eurozona, ma a livello mondiale: per questo si è creato un movimento globale che vuole salvare ad ogni costo il nostro Paese, che la classe politica dovrebbe sfruttare per ottenere condizioni economiche più favorevoli (cosa che fino ad oggi non si è verificata) per costruire un percorso futuro veramente europeistico. A seguire la tavola rotonda con gli interventi di Maurizio Ballistreri, Giovanni Moschella, Lino Morgante, Piero Orteca, moderata da Angelo Sindoni, coordinatore nazionale del dottorato di Storia dell’Europa Mediterranea.


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